Altro che bastardi: i canili “lager” di Scicli e i canili “scuola” di Treviso

Un branco di randagi in SiciliaQuanto successo il 15 Marzo 2009 ha ovviamente scatenato polemiche fra chi avrebbe dovuto evitare che tutto ciò accadesse e non l’ha fatto. Il sindaco di Scicli dice che non è affatto disposto «a fare da parafulmine in questa storia orrenda». Dice che fin da settembre i vigili urbani avevano segnalato alla magistratura quello che stava accadendo, ma che la magistratura non ha fatto niente. «Il problema non era di competenza del Comune perché quei cani non erano randagi ma di proprietà di Giglio a cui gli animali erano stati affidati dopo un provvedimento specifico di sequestro».

Il procuratore di Modica, Domenico Platania, risponde che «l’amministrazione doveva intervenire perché non c’è stato alcun sequestro: l’omessa custodia di cani è un reato depenalizzato, è punito con una sanzione amministrativa». E racconta, il procuratore, le tappe dell’inchiesta. La prima denuncia risale al 16 agosto 2008, fatta da una donna morsa alle gambe. Il 2 settembre i carabinieri individuarono il proprietario degli animali, Giglio, e gli ispettori dell’ufficio veterinario dell’Asl dissero che era tutto in regola. Insomma, nonostante il sangue e l’orrore tutti dicono di sentirsi a posto con la coscienza.

Non ha colpe la magistratura, non ne ha il Comune, non ne hanno i veterinari dell’Asl. Come sempre a pagare saranno i più deboli, in questo caso i cani abbandonati di Scicli.

Un cucciolo in canileIntanto a Treviso un progetto incrociato fra l’Istituto penale per i minorenni di Treviso, il canile sanitario dell’azienda Usl n.9, l’Ente nazionale per la protezione animali (ENPA), la Lega anti vivisezione (LAV), l’Unione italiana sport per tutti (UISP) e un centro cinofilo privato vuole stimolare nei giovani carcerati le migliori potenzialità educative che una simile convivenza può esprimere.

Da un lato, spiegano i promotori, si tratta di addestrare i cani alle regole base della convivenza che dovranno poi osservare nelle famiglie adottanti. Dall’altro, per i ragazzi, affinare qualità come la pazienza, la tolleranza, l’accettazione delle frustrazioni e l’autocontrollo, ma anche lavorare in gruppo, acquisire capacità organizzative e sperimentare valori quali il rispetto, la lealtà, la solidarietà e l’accettazione dei propri limiti. Inoltre potrebbe aprirsi la possibilità, per i ragazzi detenuti, una volta espiata la pena, di approfondire le tecniche di addestramento in vista di un eventuale sbocco lavorativo. Il progetto, chiamato «Altro che bastardi», si svolge nelle ore del corso, durante le quali un istruttore cinofilo ed una operatrice UISP guidano 4 ragazzi del minorile nell’educazione di quattro cani abbandonati ospiti del canile.

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Commento di rosita

io dico che certe immagini sugli animali non riesco a guardarle,mi fan pena anche se so che han fatto del male ad persone però trovo sempre una giustificazione davanti a questi gesti e la colpa è sempre dell uomo...

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