La professione di educatore cinofilo

Dall’amore per i cani può nascere un lavoro? Decisamente sì, se si pensa alle professioni cinofile come l’educatore e l’istruttore. Trasformare una passione in un mestiere richiede costanza e determinazione: nel caso di educatori e istruttori cinofili occorre un’adeguata formazione teorica oltre a tanta, tanta pratica. Prima di tutto, bisogna chiarire la differenza tra le due professioni: l’educatore cinofilo è colui che aiuta il proprietario di un cane a orientare i comportamenti del suo amico a quattro zampe riuscendolo a gestire all’interno della famiglia-branco. L’istruttore cinofilo, invece, sta un gradino più su: è un educatore che ha anche appreso le tecniche necessarie per preparare il cane a svolgere compiti specifici, ad esempio le gare sportive di Agility o di Obbedience, oppure addestra cani antidroga e cani impiegati nel rilevamento di mine antiuomo, ma è anche colui che prepara i cani impiegati dalla Protezione Civile (ricerca in superficie, macerie, salvataggio in acqua), nella Pet therapy, nella caccia e nella ricerca di tartufi, oppure che istruisce i cani secondo le richieste specifiche del padrone (riporto, condotta a piedi o in bici, non uscire da cancelli aperti…), solo per fare qualche esempio.

Ma da che parte si comincia per intraprendere questa professione? Innanzitutto, da un corso per educatori cinofili: ce ne sono diversi in tutta Italia, i migliori sono quelli riconosciuti dall’Ente Nazionale Cinofilia Italiana (ENCI), che è anche l’organismo cinofilo più famoso nel nostro Paese, nato in origine per gli allevatori e i cacciatori, ma oggi punto di riferimento per addestratori cinofili, scuole e corsi di qualità, e responsabile dell’individuazione delle razze canine italiane.

I corsi proposti dalle varie scuole presenti sul territorio nazionale durano qualche mese e si svolgono solitamente nel week end (così da consentire anche ai lavoratori di partecipare e acquisire il titolo di educatore) e comprendono una parte teorica e una pratica che prevede il coinvolgimento, naturalmente, del proprio amico a quattro zampe. La parte teorica comprende lo studio di elementi di veterinaria, comportamento di base e legislazione, mentre la parte pratica successiva prevede esercizi pratici con il cane. Uno dei metodi più diffusi oggi è il cosiddetto Metodo Gentile, che consiste nel premiare il cane con un bocconcino quando fa qualcosa di corretto, a differenza del metodo coercitivo, più stressante per l’animale. Il costo di un corso per diventare educatore cinofilo si aggira sui 2300 euro, a cui vanno aggiunte le spese per l’attrezzatura (guinzaglio a doppia fettuccina, pettorina, kennel box per trasportare il cane in auto, ecc).

Dopo il riconoscimento come educatore, è possibile fare un percorso ulteriore per diventare istruttore, utile anche per avere più sbocchi professionali. Chi resta educatore può lavorare essenzialmente in ambito privato, risolvendo i problemi di base del cane. Un’alternativa è quella dell’istruttore riabilitatore, ad esempio, che è colui che si occupa dei problemi comportamentali del cane e lavora a contatto col veterinario comportamentista. Il corso dura un anno, è rivolto a coloro che sono già educatori. Alla base del lavoro di educatore ed istruttore, comunque, è sempre la comunicazione del professionista sia col cane che col proprietario del cane. Non a caso, i corsi per diventare educatore sono a numero chiuso e prevedono un colloquio di selezione volto a misurare motivazione e capacità relazionali dell’aspirante professionista cinofilo.

Per farsi strada nel mercato del lavoro, però, servono determinazione e intraprendenza, bisogna proporsi alle strutture cinofile mandando il proprio curriculum vitae alle scuole già riconosciute e alle associazioni. Solitamente non si vive facendo solo il mestiere dell’istruttore. L’ideale sarebbe avere anche una struttura con toelettatura, pensione per cani, campo di addestramento, altrimenti lavorando solo come istruttori si deve pensare a un impiego che spesso è solo part time, per circa 700 euro al mese. Cifra che sale sui 1200-1400 euro se alle spalle si ha una struttura completa.

Chi muove i primi passi, però, come deve fare? Tendenzialmente ci si fa strada da soli come liberi professionisti facendosi pubblicità nelle aree cani e nei canili, alcune scuole propongono stage che poi possono sfociare in assunzioni, oppure ci si può rivolgere a studi veterinari. Si può comunque cominciare dal proprio quartiere proponendosi come semplice dog sitter e iniziando a fare esperienze nei canili per imparare sul campo, quindi lasciando in giro i propri biglietti da visita e i volantini nei negozi di animali, nonché usando Internet come strumento promozionale.

Per intraprendere la professione cinofila, però, esiste anche un vero e proprio percorso universitario presso l’ateneo di Pisa. Si parte dalla laurea triennale Tacrec (Tecniche di allevamento del cane di razza e educazione cinofila) a numero programmato che prepara tecnici preparati in diversi ambiti che sappiano occuparsi della gestione tecnica, igienica ed economica dell’allevamento degli animali, della selezione e del miglioramento genetico, dell’alimentazione, della legislazione, della sanità e benessere degli animali, delle tecniche laboratoristiche biomediche veterinarie e dell’educazione comportamentale del cane. E si approda poi al master universitario di primo livello in “Istruzione Cinofila” che dura un anno e ha lo scopo di formare professionisti esperti nel campo dell'addestramento del cane e nella gestione di scuole di istruzione cinofila.

Per quanto riguarda gli organismi associativi cinofili, oltre all’ENCI che è quello più noto, esiste l'APNEC (Associazione Professionale Nazionale Educatori Cinofili) unica associazione di categoria iscritta nell'elenco delle associazioni rappresentative a livello nazionale delle professioni non regolamentate (disciplinate nell'art. 26 del d.lgs. n. 206/2007), e, tra i minori, l’Unione Italiana Consulenti e Istruttori Cinofili (UICISC), l’Associazione Istruttori Educatori Cinofili Italiani (AIECI).

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