La pubblicità? Si fa sui cani

Non bastava essersi “appropriata” di muri, parchi e toilettes pubbliche. Adesso la pubblicità ha trovato un nuovo mezzo di comunicazione, gli animali. La moda, perché di una vera tendenza si tratta, viene dai paesi anglossassoni, dove l’advertising sperimenta da sempre, e con più coraggio, forme pubblicitarie di forte impatto sui consumatori. Niente di meglio, quindi, che fare comunicazione attraverso un “media” diffuso, a basso costo e di elevata visibilità, come appunto- gli animali.

dogvertisingInutile dire che quelli più ricercati dalle aziende sono i cani. Non solo perché sono i migliori amici dell’uomo, ma anche perchè si fanno notare nelle affollate strade cittadine. Il “dogvertising” è così diventato il filone di maggior successo dell’ “animal-adv”.

Fra i primi marchi a strizzare l’occhio a questa innovativa forma di comunicazione, è stato Nokia che, per promuovere la conoscenza del brand in alcune città nordeuropee, ha utilizzato cinque cani di grossa taglia: sui loro dorsi sono stati posizionati “mantelli” uno per ogni lettera del brand.

Gli animali, rigorosamente accompagnati da un dog sitter, hanno creato curiosità fra passanti e automobilisti, tanto che la stessa idea è stata ripresa dalla Mini.
Più ironica la trovata di Willy, una catena di supermercati svedesi, che si è servita di due cani per fare pubblicità comparativa: a un piccolo yorkshire è stato fatto indossare un copri-dorso col brand Willy, mentre a uno di grossa taglia, quello del suo concorrente storico. Chiaro il messaggio: da Willy i prezzi sono sempre corti, a differenza del rivale Hööga, i cui prodotti hanno sempre prezzi “imponenti”.

Ma se queste trovate sono apprezzate dai consumatori, ha invece sollevato critiche degli animalisti la promozione di Motor, una radio tedesca che- per far presa sul target di riferimento, i giovanissimi- ha sguinzagliato in tutto il Paese alcuni cani con la scritta "No Mainstream" dipinta sul dorso con lo spray.

In Olanda, vista l’abbondanza di pascoli, a fungere da media pubblicitario sono state le pecore, che sono state rivestite con mantellini di una famosa catena alberghiera. A sfruttare l’abbondanza dei cammelli ci hanno pensato invece gli indiani: nel Paese del Gange sono nate delle agenzie pubblicitarie specializzate in “camel-adv” che permettono ai cammellieri di guadagnare anche 21 dollari al giorno, contro la media di 3 dollari.

Molto più forte e discutibile invece il parastic-advertising, cioè la pubblicità sugli insetti. Per fortuna è solo una trovata user generated, realizzata cioè dagli utenti, che hanno utilizzato cavallette come strumenti pubblicitari per i loro marchi del cuore, da FedEx a Nike.
Le aziende finora non si sono espresse su queste trovate. A rischio sarebbe infatti la loro immagine e di certo non ne gioverebbe la responsibility nei confronti dell’ambiente.

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