L'uomo che sa parlare ai cani

Aldo BiondiParlare con i cani è possibile. Aldo Biondi, 50 anni, di lavoro fa l’accalappiatore e ha questo dono: parla con i cani.
E’ lui che le forze dell’ordine chiamano quando bisogna recuperare un cane che è scappato oppure che è stato abbandonato dai suoi padroni.
E’ l’accalappiatore ufficiale della provincia di Cremona, ha un contratto con l’Asl e la sua giurisdizione va da Spino d’Adda e Casalmaggiore.
Un territorio vastissimo, ma Biondi garantisce un servizio continuo: 24 ore su 24.
Questo personaggio è un accalappiatore che riesce a stare simpatico perfino agli animalisti più convinti. Per lui, l’accalappiatore non deve essere il terrore dei cani, una figura sinistra che si aggira nelle vie dei paesi alla guida di un furgone scassato, armato di frusta e sempre alla ricerca di qualche amico a quattro zampe da sbattere dentro in un canile.
Il suo mestiere, Biondi è convinto, lo si può fare solo se si amano i cani con una passione vera. Che lui ha. Non è un caso insomma, se oltre ad effettuare circa 500 recuperi all’anno a tutte le ore del giorno e della notte, è anche un allevatore di due razze canine: i beagle e i basset hound.
Circola la voce che lei sia in grado di parlare con i cani. E’ vero?
«I cani vanno ascoltati. Hanno bisogno di attenzioni. Quando recupero l’animale, non uso mai la frusta. Non l’ho mai usata. Neanche quando avevo davanti a me cani inferociti e di grossa taglia. Un cane diventa pericoloso solo se ha paura. Bisogna parlare con loro e saperli ascoltare».
Come si comunica con un cane?
«E’ la nostra voce che parla. Loro non capiscono che cosa diciamo, ma come lo diciamo. Il tono di voce è importante. Io parlo molto piano e uso un tono di voce pacato, pronuncio le parole lentamente e cerco di tranquillizzarlo. Un cane che si trova in un ambiente estraneo è spaventato, non ha punti di riferimento, è smarrito e diventa aggressivo. Io lo tranquillizzo. Il mio compito è di portarlo a casa e di restituirlo ai proprietari. Ma per farlo il cane deve fidarsi di me. I miei gesti non devono essere rapidi e imprevisti. Devo lasciargli il tempo di capire che cosa sta succedendo e lui si deve abituare alla mia presenza».
Lei non usa la frusta e altri arnesi che possano ferire il cane. Ma se il cane non si lascia prendere con il solo uso delle parole?
«L’esperienza mi ha insegnato altre strade. Io di solito ce la faccio da solo, ma nei casi più difficili mi porto dietro la mia cagnolina. E’ un meticcio e si chiama Camilla. La tengo al guinzaglio che mi lego alla cintura. Poi la faccio avvicinare all’altro cane. Gli faccio fare amicizia, che per i cani significa annusarsi e giocare. Camilla ha un carattere dolcissimo e non l’ho mai vista litigare con gli altri cani. Quando, poi, il rapporto è stabilito lego l’altro cane con il guinzaglio e lo metto con Camilla nel furgone».
Perché i cani scappano dai loro padroni?
«I maschi scappano quando sentono l’odore delle femmine. Hanno un fiuto incredibile. Fino a tre chilometri. Ma i cani che scappano di più sono quelli che vivono in giardino. Quelli in appartamento molto meno. Le persone che abitano in appartamento abituano i loro cani al giro quotidiano. L’animale non ha curiosità di vedere cosa c’è dietro la porta di casa. Questa curiosità c’è invece per i cani che vivono in un giardino. Vedono tutti i giorni il padrone che esce di casa e sono incuriositi. Se poi c’è un cancello elettrico la cosa è semplicissima. Anche sotto le feste è un brutto periodo. Si spaventano con i botti e non capiscono più niente. Se non sentono il padrone vicino scappano».
Lei ha detto che i cani scappano perché sono incuriositi da quello che c’è oltre il cancello. Come mai?
«I cani, come gli essere umani, si annoiano. Capita molto spesso di vedere un cane depresso, che non mangia, svogliato. E’ perché il cane si annoia. Allora scappa. La curiosità è una dote naturale dei cani. Il problema è che poi si perdono e non riescono più a tornare. Non riconoscono gli odori e perdono la via di casa».
Recupera centinaia di cani ogni anno. In gran parte sono stati abbandonati. I loro padroni non li vogliono più: perché?
«Perché ci sono le vacanze. O perché l’animale cresce e diventa ingombrante. Ma i casi più numerosi sono i cani ciechi. E’ una disfunzione tipica del cane anziano. E’ il recupero più frequente e anche quello che mi commuove di più. Fanno tutti la stessa fine. Continuano a camminare fino a quando trovano un fosso asciutto o con l’acqua bassa. Scendono la riva e restano in mezzo al fosso. Si sentono al sicuro perché ai lati ci sono le sponde a proteggerli».
E quando li “accalappiate” e li riportate a casa cosa succede?
«Se hanno il microchip, la sezione veterinaria dell’Asl individua in poche ore il padrone. Quando i proprietari vengono a prenderlo in allevamento a volte fanno un sacco di scene. Ma io so che un cane cieco non scapperebbe mai dal suo ambiente naturale. E’ il solo luogo dove si sente al sicuro. E’ stato il padrone a cercare di sbarazzarsi di lui».
Cosa deve fare il padrone quando il suo cane scappa?
«Il padrone deve chiamare subito i vigili urbani o le forze dell’ordine. Prima si chiama e più si hanno possibilità di recuperarlo. Lo portiamo al canile dove resta fino a quando muore o viene adottato da qualcuno».
Cosa succede a un cane senza padrone?
«Deve avere un microchip o un tatuaggio. In tutti e due casi è contenuto il codice fiscale del proprietario. Il microchip a differenza del tatuaggio non è doloroso. Ma quando l’animale è sprovvisto del segnale di riconoscimento viene portato al canile dove rimane fino a quando è adottato da qualcuno o muore».

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Commento di t.t.

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