Tratta di cuccioli dall'est Europa

Tratta di cuccioli dall'est EuropaE’ notte fonda, a Udine. Fine di febbraio 2010. Nevica, temperature polari. Gli agenti dello Sco di Torino hanno individuato i corrieri. Hanno appena passato il confine, a Tarvisio. A fianco, i colleghi della Guardia forestale, pronti a intervenire. Le due auto station wagon con targa ungherese hanno appena passato il confine. Vengono bloccate, aperti i bagagliai. La luce delle torce illumina l’interno di grandi scatole di cartone. Decine di occhi li fissano spaventati, persi nel buio e nel freddo.
I cuccioli di bulldog, chihuahua, jack russell sono quasi a strati, uno sull’altro. «Momenti che non si dimenticano, può sembrare strano o un’esagerazione - racconta uno dei detective dello Sco, solitamente impegnati contro mafiosi o narcos d’alto bordo - ma eravamo anche un po’ commossi. Pochi minuti per agire, per portarli al sicuro. I veterinari ci avevano spiegato che i cani erano debolissimi e il freddo intenso avrebbe potuto ucciderli in pochi minuti».
Trecentotrenta animali, importati illegalmente da allevamenti dell’Est e destinati al mercato italiano ed europeo sono stati liberati e posti sotto sequestro dalla procura. Affidati a viarie cliniche veterinarie e già affidati - dicono i responsabili della squadra cinofila - a persone in grado di accudirli con amore. Un business da capogiro, secondo i calcoli delle associazioni animaliste, LAV ed ENPA, che hanno collaborato con gli inquirenti: 330 milioni di euro all’anno.
Il capo dello Sco, il vicequestore Marco Martino spiega: «Ventisette indagati in tutta Italia, ricostruiti ruoli e tecniche utilizzati dai vari soggetti, in Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia che guidavano le fila del traffico». Tra questi, una decina di veterinari. «Costoro avrebbero attestato falsamente l’età e lo stato di salute degli animali. Li dotavano anche del microchip, necessari per l’anagrafe dell’Asl».
I cuccioli vengono acquistati dagli importatori a prezzi ridicoli: 50, 70 euro. E poi rivenduti, soprattutto attraverso gli annunci su Internet anche a 1000 o 1500 euro.
Tipo: «Vendo cuccioli di tutte le razze...». Basterebbe questo, per sollevare i primi sospetti. Poi, il numero di un cellulare. Più raramente, i cagnolini finivano nelle vetrine dei negozi, dove i controlli della Forestale e delle altre istituzioni, dai Nas dei carabinieri alla polizia, sono più facili e frequenti. Ma in quattro esercizi del torinese sono stati sequestrati alcuni animali, provenienti dal mercato illegale dell’Est. La rete illegale (un importatore italiano riusciva a piazzare anche mille cani alla settimana) era in grado di falsificare i documenti e di ridurre al minimo il costo dei trasferimenti dei cuccioli, trasformati in merce da vendere, come se fossero oggetti, giocattoli animati.
Particolari sconcertanti. Le razze canine trattate come un vestito, o un gadget. Basta che un certo tipo di cane sia al centro di un film di successo, per innescare una corsa folle degli allevatori, per dare una risposta immediata alle richieste. E così vengono assemblati e prodotti, come in una catena di montaggio, centinaia di esemplari. Frutto di accoppiamenti tra animali viziati da tare genetiche o inadatti alla riproduzione. I compratori vengono allettati dai prezzi bassi, un terzo in meno del valore.

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