Storie da un canile

Oltre Venere: sogni e vite di caniSono tanti i nostri amici quattrozampe chiusi nei rifugi di tutta Italia. Per ognuno di loro un passato che resta sconosciuto, felice o doloroso, ma comunque ignoto. Lorena Minardi ha scritto un libro che porta un messaggio denso di significato: “Oltre Venere - Sogni di vite di/da cani” (Editrice La Mandragora, Imola).

E' la storia di un giovane che non può parlare, ma sa ascoltare i trovatelli di un canile, che si raccontano a lui, che descrivono la vita prima del canile, la voglia di libertà, la capacità di amare e le loro nostalgie di affetti perduti. L'autrice ci presenta così una serie di racconti in parte veri, in parte frutto di fantasia, il tutto inserito in un contesto di romanzo, che coinvolge gli esseri umani, anche se i veri protagonisti sono loro, i cani, e le loro storie. Non mancano le citazioni da Leopardi e da Omero ed il tutto è legato in modo da presentarsi come un racconto compiuto.

È un libro adatto ai ragazzi, perché scritto in modo scorrevole e non cade nel trabocchetto di cercare la lacrima facile o di scadere nel narrare la “vita da cani”; eppure viene da consigliarlo agli adulti, specialmente quelli che hanno dimenticato la capacità innata dei bambini di ascoltare e voler bene, che i cani conoscono bene e sanno insegnare ancora meglio.

Basterebbe questo per suggerire un acquisto piacevole per un’ora di lettura in cui a tratti emergono immagini poetiche; ma lo consigliamo anche perché il ricavato di questo libro contribuirà al benessere dei trovatelli non solo – ne siamo certi – toccando il cuore di qualcuno che dopo averlo letto vorrà adottare un amico e lo sceglierà tra i cani più malridotti, ma anche perché per ogni copia, il guadagno andrà a sostenere gli ospiti del Canile Municipale di Imola , in via Gambellara, gestito dalla sezione imolese dell’ENPA.

Regalare un libro così fa dunque bene al lettore, che si concede l’ormai raro piacere di un testo semplice e diretto, ma anche ai protagonisti, tanti vecchi Argo che aspettano un Ulisse che a volte torna e a volte no. Degno di nota il finale, contributo della figlia dell’autrice, che ha suggerito come anche la tecnologia moderna possa “dare una zampa” a chi ne ha bisogno, facendo incontrare i sogni e la realtà in un affetto senza condizioni.

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