I cani dell'11 Settembre

ground_zero1Non avevano chiesto di morire, i cani dell'11 settembre che a centinaia accompagnarono gli uomini tra le rovine delle Torri Gemelle, eppure questo è il premio che hanno ricevuto. Sono morti di brutte malattie fatali provocate dai fumi tossici che dal braciere di Ground Zero emanavano, amianto, piombo, mercurio, cloro, e che i pastori tedeschi e i rottweiler, i labrador e i doberman, i golden retriever e tutti i loro cugini di indifferente ma entusiatico pedigree aspirarono per ore ingordamente, perché erano cani. E dunque hanno sviluppato prima degli uomini, nel metabolismo accelerato della loro più breve vita, quei mali che li hanno uccisi e che domani potrebbero uccidere gli agenti e i pompieri che li accompagnavano.
Racconta una leggenda dei Nativi Americani, una delle tante, che uomini e animali, creati insieme, furono separati da una fessura aperta nella terra e che di tutte le bestie soltanto il cane, dopo qualche esitazione, saltò il canyon e scelse di vivere dalla parte di noi uomini. Una scelta che la mattina dell'11 settembre portò almeno trecento di loro, al guinzaglio di agenti di polizia, vigili del fuoco, squadre di soccorso del Fema, la protezione civile, a buttarsi tra i rottami di due grattacieli sbriciolati per cercare vite che quasi mai trovarono. Ma le loro storie, la storia di Servus, il pastore Malinois che lavorò per 8 ore tra le rovine, ebbe un arresto cardiaco, fu resuscitato da medici che lo distesero su un letto da campo accanto a un poliziotto ferito e tornò subito ad annusare freneticamente, la storia di Sunny Boy, il Doberman Pinscher che trovò uno dei pochi superstiti in una bolla d'aria che gli uomini avevano ignorato e oltrepassato, la storia di Brutus, il pastore tedesco che si bruciò le zampe come un Pinocchio vero saltando su una trave di acciaio incandescente per seguire la traccia di un uomo, divennero capitoli della saga dell'11 settembre, con la commozione e la tenerezza che soltanto gli animali, o i bambini molto piccoli, sanno distillare.
ground_zero2Ora Servus e Brutus e Sunny Boy, e molti altri sono morti, uccisi a 10 anni, 9 e 12 anni, da tumori alle vie respiratorie che i ricercatori epidemiologici sospettano siano stati il prodotto delle polveri e dei fumi che aspirarono con i loro nasi instancabili. Sono stati talmente tanti i cani dell'11 settembre uccisi da malattie pochi mesi più tardi, che la facoltà di Veterinaria della University of Pennsylvania a Filadelfia e il centro radiologico diagnostico per animali di Vienna, in Virginia, hanno deciso di studiare a fondo la strage dei cani e vedere se la loro mortalità sia sporporzionatamente alta rispetto ai loro simili negli stessi gruppi di età. La ragione, come sempre quando si tratta di rapporto fra uomini e cani, è naturalmente egoistica: si tratta di stabilire, su questo campione vivente di creature che sviluppano in tempi molto più rapidi le stesse patologie dell'uomo, se anche i loro accompagnatori potranno in futuro subire le stesse conseguenze e quindi prevenirle.
E' impossibile sapere quanti ne sono morti in questi anni, perché tra i cani in servizio, tra i "poliziotti" e i "vigili" con la coda ufficialmente arruolati, c'erano anche diecine di cagnoni privati, che soccorritori e volontari si erano portati dietro per annusare, per aiutare o semplicemente per fare quello che i cani fanno benissimo, dare qualche conforto ai padroni nelle ore angosciose e deprimenti della ricerca inutile fra i detriti. La dottoressa Cynthia Otto, che guida la ricerca della U-Penn, l'università della Pennsylvania, sta cercando di censirli e di seguirli tutti, perché almeno rendano l'ultimo servizio a noi umani, e servano da cavie, da segnali d'allarme, per salvare in futuro qualche vita, come i canarini in miniera. Scrisse Mark Twain che se in paradiso si entrasse davvero per merito e non per favore divino, i cani entrerebbero e noi resteremmo tutti fuori. Se aveva ragione, il paradiso deve essere particolarmente affollato, dopo l'11 settembre 2001 del loro sacrificio su un altro rogo della bestialità umana. Non fiori né opere di bene, se volete entrarci anche voi, ma carezze e biscottini.

Scrivi il tuo commento

Prodotti in vetrina