La scuola dei cani bagnino

cani_salvataggioPer loro è un gioco, per i bagnanti una sicurezza non da poco. Sono Terranova, Labrador e Golden Retriever, adorano il mare, nuotare e da qualche anno anche aiutare chi si trova in difficoltà in acqua. Quest’estate, durante i week-end, quando le coste saranno più affollate, i cani bagnino saliranno a bordo delle motovedette della Guardia Costiera in diverse città, come Genova, Trieste e Pescara e, se ce ne sarà bisogno, aiuteranno gli uomini nelle operazioni di soccorso, altrimenti approfitteranno per fare qualche bagno in più.
Perfettamente addestrati, sempre accompagnati dai padroni (tutti volontari della Protezione civile), i cani della Scuola italiana cani salvataggio (www.canisalvataggio.it) riescono ad affrontare le situazioni più difficili in mare: in qualsiasi condizione sono in grado di portare in salvo anche tre o quattro persone alla volta. L’idea di utilizzare per il salvataggio la forza fisica e la predisposizione all’acqua di queste razze è venuta al padrone di un Terranova circa vent’anni fa. Ferruccio Pilenga, attualmente presidente della scuola, da diverso tempo volontario della Protezione civile, decise anni fa di insegnare alla sua Mass le tecniche di soccorso solitamente usate dagli uomini della Guardia Costiera o dell’Aeronautica. «Il loro carattere è molto docile e per natura tendono a seguire sempre il padrone», spiega: «ecco perché ho provato a sfruttare le potenzialità del mio Terranova, insegnando a seguirmi anche nei soccorsi».

Gli addestramenti a terra, in acqua, fino ai tuffi dal motoscafo e le operazioni calato da un elicottero: i risultati della preparazione di Mass si sono rivelati molto soddisfacenti e così l’attuale presidente della scuola ha convinto anche altri amici, padroni di Labrador o Golden Retriever, a seguire le sue orme, dando vita a una realtà che vanta duecentocinquanta cani pronti a buttarsi in mare e salvare vite umane.

«Nei soccorsi sono incredibili», racconta il presidente Pilenga. «Sono sempre accompagnati da un uomo, dal padrone, perché è lui che seguono, ma riescono a fare molto di più di quanto un solo uomo possa fare». Un esempio? «I cani indossano un’imbracatura con quattro maniglie. Riescono a percorrere in acqua un chilometro avendo quattro persone attaccate e, una volta a destinazione, potrebbero fare lo stesso almeno altre quattro o cinque volte. Un uomo si stancherebbe molto prima e per di più loro percepiscono tutto questo come un gioco, non hanno paura».

La prova più dura solitamente è quella di calarsi da un elicottero, anche perché lo spostamento d’aria agita notevolmente l’acqua rendendo difficile anche la visibilità.
A Positano, racconta Pilenga, qualche anno fa un bambino è stato salvato proprio grazie all’intervento del cane; così come sul lago Molveno, grazie all’aiuto di uno dei cani bagnino, sette persone sono riuscite a tornare a riva dopo che il loro pattino era affondato.
Quest’estate i cani da salvataggio saranno presenti su gran parte delle coste italiane: a Trieste, Venezia, Cagliari, Massa, Roma e in Sicilia. Tutte le unità cinofile hanno un brevetto rilasciato dalla Sics che deve essere rinnovato ogni anno. «Un brevetto che in fondo», dice Ferruccio Pilenga «rende le operazioni di salvataggio anche più simpatiche grazie alla presenza del cane».

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